TRANSROTOR – MASSIMO TMD(senza braccio)

Base giradischi con alimentatore Konstant FMD
Abbinamento suggerito con braccio Transrotor TRA9

colore CROMATO

Transrotor non produce i suoi bracci, ma offre invece i bracci Jelco e SME modificati. L’unità recensita presentava il braccio TR 5009, ovvero il braccio SME 309 selezionato con il logo Transrotor. Questo è un braccio fantastico noto per la sua affidabilità e impostazioni precise. È montato su un braccio a braccio spesso e il segnale viene inviato allo stadio fono tramite interconnessioni rimovibili terminate con connettore DIN.

Il sistema ha un bell’aspetto e richiede un grande rack per essere posizionato. Deve essere largo almeno 810 mm e profondo 400 mm – se si vuole posizionare l’alimentatore accanto ad esso. Se abbiamo il PS separatamente abbiamo ancora bisogno di almeno 600 mm per il deck stesso.

ASCOLTO

Seduti di fronte a un prodotto audio di fascia alta, abbiamo in mente alcune aspettative. Formati dalla nostra esperienza, ipotesi e persino stereotipi, sono confermati o smentiti. E quando ci sediamo davanti a un prodotto audio di alta classe di un’azienda che conosciamo e apprezziamo, ci aspettiamo che tutti i nostri buoni pensieri al riguardo siano confermati e che non sorgano dubbi durante l’audizione. Se è così, ci sentiamo afflitti: prima di tutto il nostro buon umore è rovinato e le nostre speranze sono fallite, e in secondo luogo potremmo sentirci ingannati. Questo accade più spesso di quanto ci si potrebbe aspettare.

Quindi mi sono seduto davanti al Massimo con aspettative specifiche e un suono “molto probabile” già nella mia testa. Conoscendo quasi tutti i modelli Transrotor presentati da questa azienda negli ultimi – diciamo – dieci anni, conoscendo bene il signor Johen Räke e suo figlio, il nostro amico e membro della Krakow Sonic Society , Dirk Räke, o – di conseguenza – il designer e il volto della società, sapevo che sarebbe andato tutto bene.

Si è scoperto, tuttavia, che non sapevo nulla e non avevo ragione su nulla nelle mie ipotesi. Il Transrotor Massimo è il miglior giradischi preparato da questo produttore da anni e inoltre quello che ha premuto tutti i pulsanti giusti in me. Ovvero, il migliore nella sua categoria di “peso”, per così dire. E liberandomi per un attimo dalla correttezza politica, aggiungo che è stato uno di quei dispositivi che mi sono piaciuti di più ed è per questo che nella mia classifica soggettiva è stato il miglior giradischi Transrotor che abbia sentito da anni.

Le costruzioni di questo tipo, cioè basate principalmente sulla meccanica, impongono la loro percezione sin dal primo momento, basta vederle. I cosiddetti caricatori di massa, design non sospesi, soprattutto massicci come Massimo hanno le loro caratteristiche distintive, differenziate per la scelta del materiale, della geometria, del cuscinetto, del sistema di trasmissione e di altri elementi. Il giradischi recensito non cambia le regole del gioco, perché queste sono basate sulla fisica, ma le modifica così tanto che il suono che ho ricevuto utilizzando la testina Madake Miyajima Labs e lo stadio fono Grandinote Celio non apparteneva al mondo dei giradischi di massa o disaccoppiati quelli; il suo carattere e le sue aspirazioni erano i più vicini ai due modelli di punta che conosco, ovvero TechDAS Air Force One e Transrotor Argos .

Offre una performance che non è né calda (riscaldata, naturale) né sagomata (fredda, neutra). È un po’ di quelli, ma il mix è così fluido che percepiamo la presentazione come una nuova qualità, senza cercare le caratteristiche dell’uno o dell’altro paradigma. La musica con questo giradischi è interessante e intrigante, perché si rivela a seconda del disco. Presenta le differenze tra master e remaster digitali e quelli analogici AAA in un modo molto interessante. Quelli analogici hanno un suono molto profondo, hanno un primo piano tangibile: sia il sassofono di Ben Webster che la voce di Ella Fitzgerald sono stati lanciati vicino a me, in prima linea. A loro volta, i record tagliati da fonti digitali sono stati leggermente ritirati e meno tridimensionali.